Tragedia di Genova. Le riflessioni del Presidente Raffaele Dell’Anna

“Occorre un piano condiviso per la sicurezza del costruito. Gli ingegneri pronti a fare la loro parte”

Proseguono gli scavi dei vigili del fuoco tra le macerie del Ponte Morandi e Genova si confronta con il dolore per le vittime e l’apprensione per i feriti dell’ennesima tragedia annunciata – cui anche il Consiglio dell’Ordine di Lecce esprime sentita vicinanza. Intanto la politica si esercita tra rimpalli di responsabilità, dietrologie e inevitabili strumentalizzazioni, ma ritengo che alcune riflessioni da tecnico siano d’obbligo.

Le immagini del crollo e la devastazione che ne è seguita ripropongono il tema “antico” della sicurezza del costruito, ovvero dell’invecchiamento delle costruzioni. Le parole manutenzione e prevenzione tornano ad essere centrali nel linguaggio dei media e ancora una volta la loro declinazione viene affidata alla dialettica, non sempre obiettiva, delle forze politiche.

Eppure, in più occasioni il CNI e la Rete delle Professioni Tecniche hanno prodotto documenti e proposto soluzioni, nella convinzione che la cura, la sicurezza, la manutenzione e la prevenzione debbano essere un abito da indossare in modo permanente e non nelle occasioni del lutto e del dolore.

Il piano per la sicurezza del costruito deve andare oltre gli avvicendamenti dei governi e divenire, finalmente, indirizzo permanente condiviso e difeso da tutti, affidato, nella gestione, alle strutture dello Stato che si facciano garanti di continuità ed aggiornamento.

Proprio il tema della prevenzione, di una “prevenzione attiva”, ha indotto il Consiglio Nazionale degli ingegneri unitamente alla Fondazione Inarcassa ad organizzare la campagna Diamoci una scossa!, per promuovere gli interventi di riduzione del rischio sismico sul costruito, ormai in avanzato stato, le cui iniziative su tutto il territorio nazionale e anche in provincia di Lecce partiranno dal prossimo 30 settembre e vedranno i colleghi impegnati in sopralluoghi negli edifici, in base alle richieste dei cittadini. Di gestione della manutenzione si parlerà anche nel prossimo Congresso Nazionale degli Ingegneri, che si terrà a Roma tra il 12 ed il 14 settembre.

Il dibattito sulla qualità del progetto di Riccardo Morandi ci appare, quindi, oggi, marginale e poco influente rispetto alle problematiche più ampie poste dal crollo.

L’opera fu ultimata alla fine degli anni 60; a circa 50 anni dalla costruzione del primo ponte in cemento armato precompresso (Ponte Risorgimento, Roma 1911) e a meno di cento anni dall’utilizzo di questo materiale, il cemento armato, nelle costruzioni e nelle infrastrutture.

Da allora molte cose sono cambiate: carichi sui ponti, normative tecniche ed amministrative, volumi di traffico, conoscenze sul degrado dei materiali e, in particolare, del cemento armato.

La tipologia innovativa del ponte Morandi riguardava la concezione dello schema e la costruzione dei tiranti, con l’utilizzo del cemento armato precompresso, ma da allora gli studi sulla resistenza del cemento armato come quelli sulla fatica e sugli effetti ambientali nel degrado dei materiali, hanno fatto passi enormi insieme alla tecnologia ed alle produzioni di componenti innovative.

Le infrastrutture lineari di trasporto, relativamente alle reti autostradali, sono molto importanti, con 1.608 ponti e viadotti per una lunghezza di 1.013 km su un totale di circa 6.000 km di rete. Ma nel complesso sono circa 61 mila i ponti e viadotti lungo i 255.000 km totali che compongono la rete stradale italiana fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza complessiva di 38.000 km. Dati rilevanti che uniti alla complessità dell’orografia del nostro Paese, richiedono di aggiornare e dare organicità e sistematicità alle proposte già avanzate sul tema della manutenzione.

La stessa attenzione dovrà essere riservata a tutto il patrimonio pubblico in generale, e nello specifico a ospedali, scuole, tribunali, centri operativi della Protezione Civile, ecc., molti sono gli esempi anche sul territorio salentino, privi dei requisiti minimi per Legge, quale il collaudo statico iniziale.

Il Consiglio Nazionale avanzerà ulteriori proposte che vedranno coinvolta l’intera comunità degli ingegneri, insieme ai colleghi delle altre professioni tecniche. Oggi più che mai spetta al nuovo Governo saper cogliere la sfida di lungimiranza politica di un piano nazionale pluriennale di verifica delle infrastrutture e non solo.

Il governo dovrà porre quanto necessario per la redazione di una Anagrafe delle opere d’arte di rilievo a rischio e delle relative condizioni di sicurezza, basate su dati messi a disposizione da Enti proprietari/concessionari, verificati con metodi scientifici da soggetti terzi.

L’analisi attenta e mirata dei dati acquisiti consentirà di individuare strategie, metodologie e priorità di intervento; ed anche un’ottimizzazione dei costi.

La gestione e il coordinamento di questo piano dovrebbero essere in capo a una specifica struttura dello Stato operante in stretto accordo con i ministeri competenti, ponendo fine ad inutili e dannosi antagonismi politico/ministeriali, spesso con esiti nefasti. La rappresentanza delle professioni tecniche, gli ingegneri in particolare, dovranno avere un ruolo importante all’interno di questo organismo. E’ necessario definire procedure semplificate sia per l’affidamento dei servizi che delle forniture e dei lavori, puntando su conoscenze, competenze, tecnologie.

In tale ottica il Codice dovrà essere riscritto per tutte quelle parti in cui ridondanza di procedure, linee di indirizzo, decreti, hanno finito per appesantire e complicare i lavori degli organi periferici dello Stato puntando, nella cornice generale della centralità dell’attività di progettazione, ad una maggiore armonizzazione e sinergia tra gli attori del processo edilizio. Gli Ordini territoriali, coordinati dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, hanno il dovere morale, tecnico e professionale di impegnarsi affinché ogni piccola Amministrazione dello Stato, per quanto di sua competenza, torni ad investire nel suo futuro, cominciando a dare il senso che si deve a parole come restauro, conservazione, consolidamento.

Riteniamo che sia arrivato il momento di valorizzare i nostri ingegneri, anche i tanti che oggi emigrano all’estero, apprezzati per le loro competenze nella progettazione di opere infrastrutturali e che non possono esercitare la loro professione in questo Paese che ha rinunciato ad investire sulle infrastrutture, con gravi ripercussioni sulla nostra economia. E’ evidente la gravissima carenza di tecnici nella pubblica amministrazione e, spesso, anche nei soggetti concessionari. Un obiettivo della P.A. dovrebbe essere quello di utilizzare al meglio i tecnici negli organi di pianificazione e controllo, nelle concessionarie, dando loro, oltre che alle organizzazioni professionali, orizzonti legislativi, economici e finanziari, per crescere e confrontarsi fattivamente su temi interdisciplinari e garantirsi un servizio scientificamente valido a supporto delle attività di progettazione del monitoraggio e della manutenzione.

Gli Ordini territoriali sono pronti ad offrire il proprio contributo di collaborazione alle istituzioni pubbliche oltre che al Consiglio Nazionale degli Ingegneri, affinché, attraverso quest’ultimo, si possa intervenire nei vari livelli e sedi istituzionali per far valere cognizioni e competenze tecniche.

Infine, una considerazione.

La popolazione italiana invecchia; allora la politica, preoccupata per il suo serbatoio elettorale, rivolge la sua attenzione verso la costruzione di Residenze per Anziani. Quindi il “segreto” relativamente a questo tema è ricordare, continuamente, alla classe politica i costi in termini di vite umane ed economici sostenuti negli ultimi cinque anni a causa del crollo, in Italia, di ben dieci ponti…

 

 

 

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